venerdì 28 febbraio 2020

San Marco: Ascolto nei tempi liturgici

PARROCCHIA DI SAN MARCO EVANGELISTA
ASCOLTO nei tempi liturgici
Quaresima – Pasqua:  Lectio divina
Pausa pranzo alla Madonnella di S. Marco
(Cappellina di Piazza Venezia)

Martedì 10 marzo 2020, ore 13,30 – 14
Martedì  17 marzo, ore 13,30 – 14
Martedì 24 marzo, ore 13,30 – 14
Guida: Rosalba Manes, biblista

mercoledì 19 febbraio 2020

SANTI XII APOSTOLI



La basilica dei Santi XII Apostoli è un luogo di culto cattolico del centro storico di Roma situato nel rione Trevi nell'omonima Piazza Santi Apostoli. Ha la dignità di basilica minore.
In questo luogo, nel secolo IV papa Giulio I fece costruire una chiesa che venne chiamata Basilica Iulia dal nome del fondatore. La basilica viene già citata in testi del secolo V con la qualifica di "titulus apostolorum". In età bizantina, sui resti della chiesa originaria venne ricostruita una nuova basilica con pianta a croce greca, la cui edificazione fu poi proseguita da papa Pelagio I sotto il governo Narsete, nel VI secolo. La basilica conserva le reliquie degli apostoli Filippo e Giacomo il Minore.
Quella dei Santi Apostoli è l'unica basilica di Roma che non sia stata edificata su edifici romani preesistenti, anche se furono precocemente utilizzati materiali di spoglio (si pensa provenienti dalle terme di Costantino, e non, come vuole una leggenda, dal vicino Foro di Traiano). Come modello architettonico della chiesa originale spesso viene menzionato quello a pianta centrale del bizantino Apostoleion di Costantinopoli. Ma invece di una pianta a croce la basilica romana molto probabilmente possedeva una pianta triconca privo di cupole.
Papa Adriano I, in un trattato diretto a Carlo Magno, accenna alla meravigliosa ampiezza di questa chiesa, che dice adorna di mosaici.
Nel 1348, fu distrutta da un terremoto. Si veda l'Armellini:
«Della chiesa medievale rimane fra le cose più notevoli uno dei leoni che sosteneva una colonna, opera di uno dei più celebri maestri marmorari romani del secolo XIII, cioè Vassalletto: sulla base dove è il leone adagiato si legge infatti il suo nome preceduto da croce † Bassallectus; monumento che per mio suggerimento fu posto in luogo d'onore nell'interno del portico attuale della chiesa.»
(Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX)
La chiesa venne restaurata solo nel XV secolo per iniziativa di Papa Martino V, che apparteneva alla famiglia Colonna, da secoli insediata nelle vicinanze. Sempre nel XV secolo fu eretto il portico antistante la facciata e l'abside della basilica fu ornata da un affresco raffigurante l'Ascensione, opera di Melozzo da Forlì, i cui frammenti, dopo il rifacimento settecentesco, sono oggi suddivisi tra i Musei Vaticani e il Palazzo del Quirinale. Il lavoro di Melozzo, notevole soprattutto per il magistrale uso della prospettiva da sotto in su, influenzò Michelangelo che ad esso si ispirò per gli affreschi della Cappella Sistina, in particolare per il Cristo del Giudizio Universale.
Nel 1702 Clemente XI commissionò il totale rifacimento dell'edificio all'architetto Francesco Fontana, che però morì prematuramente nel 1708. Gli succedette il padre Carlo Fontana, ormai molto anziano, che perciò nel 1712 fu sostituito da Nicola Michetti. La nuova chiesa fu consacrata da papa Benedetto XIII il 17 settembre 1724.
(da Wikipedia)

SAN MARCO EVANGELISTA AL CAMPIDOGLIO


San Marco Evangelista al Campidoglio (nota anche, più semplicemente, come San Marco) è una basilica di Roma, sita a piazza Venezia, di fianco a Palazzo Venezia. È la chiesa nazionale dei veneti residenti a Roma.
Dedicata a san Marco evangelista, fu costruita nel 336 da papa Marco e ricostruita nell'833 da papa Gregorio IV; la basilica mostra la decorazione barocca dovuta ai restauri del XVII e XVIII secolo.
Nel 336 papa Marco fece costruire una chiesa dedicata al santo evangelista di cui portava il nome in un luogo chiamato ad Pallacinas. Negli atti del sinodo di papa Simmaco del 499, la chiesa è ricordata come Titulus Marci. La chiesa fu restaurata nel 792 da papa Adriano I, ma meno di cinquant'anni dopo, nell'833, papa Gregorio IV decise di ricostruirla.
La chiesa mantenne il proprio aspetto, a meno dell'aggiunta del campanile nel 1154 e della loggia delle benedizioni in facciata, realizzata in stile rinascimentale per volere di papa Paolo II, nel 1465-1470; in questa occasione, il papa veneziano concesse la chiesa ai veneziani residenti a Roma. L'aspetto attuale della chiesa è legato al restauro iniziato nel 1654-1657 e completato poi per volere del cardinale Angelo Maria Querini nel 1735-1750, in cui venne data l'impronta barocca che la basilica conserva ad oggi.

(Da Wikipedia)

SANT'ANDREA DELLE FRATTE


La basilica di Sant’Andrea delle Fratte è un luogo di culto cattolico del centro storico di Roma, situato nel rione Colonna, in Via di Sant’Andrea delle Fratte 1.

La chiesa venne elevata alla dignità di basilica minore da papa Pio XII il 25 aprile 1942; è anche parrocchia, affidata all’Ordine dei Minimi, e titolo cardinalizio. È anche chiamata Santuario della Madonna del Miracolo, perché al suo interno l’avvocato francese di origine ebrea Alphonse Marie Ratisbonne, ebbe un’apparizione mariana il 20 gennaio 1842. Il fatto, riconosciuto dalla Chiesa cattolica, provocò la conversione al cattolicesimo del Ratisbonne.

La chiesa, già esistente nell’XI secolo, venne ricostruita in forme barocche su progetto di Francesco Borromini, tra il 1653 e il 1658 (la facciata venne realizzata soltanto nel 1862). Il nome deriva dalla sua ubicazione, nei pressi di piazza di Spagna, un tempo alla periferia del centro abitato, dove erano situati alberi e cespugli.

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SANTA MARIA IN AQUIRO



La chiesa è antica: è noto che papa Gregorio III (731-741) la fece restaurare assai incisivamente, quindi il precedente piccolo oratorio deve essere anteriore alla metà dell'VIII secolo. Secondo alcune teorie sarebbe stata l'antico titulus Equitii, anche se gli studiosi preferiscono attribuirlo a San Martino ai Monti.
Nel 1389 papa Urbano VI si riferisce alla chiesa come a Santa Maria della Visitazione.
Nel XVI secolo fu affidata alla Confraternita degli orfani, e fu ricostruita in forme rinascimentali e allargata intorno al 1590 dal cardinal Anton Maria Salviati. Annesse alla chiesa furono create due nuove strutture assistenziali, l'Orfanotrofio di Santa Maria in Aquiro e Collegio Salviati, fondato dallo stesso cardinale.
La facciata fu ultimata nel 1774 da Pietro Camporese.
Tra il 1861 e il 1866 la chiesa fu interamente restaurata dall'architetto Gaetano Morichini.
Caratteristiche
Prima del restauro del 1590 la chiesa aveva un solo abside e due altari minori (consacrati nel 1179 e nel 1295), con navate divide da sedici colonne: sotto di esso vi era un "disegno bizantino, composto . . . di pietruzze porfido e serpentino a rettangoli di volgari lineamenti" (riscoperto nel XIX secolo) ed un muro laterale in opus vittatum.
L'opera d'arte più importante è un dipinto della Madonna con bambino e santo Stefano, del XIV secolo.
(da Wikipedia)

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SANTA MARIA DEL POPOLO



La chiesa di Santa Maria del Popolo si trova all’angolo nord della piazza omonima, adiacente all’antica Porta Flaminia. E’ una chiesa ricca di storia e di capolavori: la tradizione vuole che in questa zona periferica e quasi deserta sorgesse il sepolcro della famiglia dei Domizi dove fu sepolto l’imperatore Nerone. Fu papa Pasquale II nel 1099 ad iniziare la costruzione di una cappella là dove ora sorge Santa Maria del Popolo per celebrare la liberazione del Santo Sepolcro a opera dei crociati, anche se la leggenda vuole (riportata nell'arcone che sormonta l'altare), che la Vergine apparve in sogno al papa per dirgli di costruire una cappella proprio là dove era sepolto il nefasto imperatore il cui fantasma infestava la zona. Nel 1235 papa Gregorio IX vi trasferiva dal Laterano l’immagine della Vergine dipinta secondo la tradizione da S. Luca, tuttora sull’altar maggiore, mentre la cappellìna veniva trasformata in chiesa per il provvisorio insediamento dei Francescani. Il complesso religioso nel 1250 passò all'Ordine degli Agostiniani della Tuscia e nel 1472 a quello della Congregazione Lombarda, che farà rielaborare la chiesa in stile lombardo. Nella seconda metà del XV° secolo la chiesa fu completamente ricostruita per ordine di Papa Sisto IV Della Rovere, divenendo una delle prime chiese rinascimentali. Già nel 1500 si ebbero i primi interventi e rifacimenti, Bramante realizzò il coro absidato a forma di conchiglia mentre Raffaello si dedicava al progetto della Cappella Chigi. In questo periodo molti sono gli artisti che con le loro opere hanno lasciato una fondamentale testimonianze dell’arte rinascimentale a Roma: a partire dal 1490 Bernardino di Betto, detto “il Pinturicchio” comincia la decorazione della cappella Della Rovere ed assieme alla sua bottega procederà a decorare ad affresco molte delle cappelle di Santa Maria del Popolo fino a culminare nello spettacolare affresco della volta del presbiterio. Nel secolo successivo Papa Alessandro VII Chigi commissionò restauri e abbellimenti dell’edificio a Gian Lorenzo Bernini, il più importante architetto e scultore di quel secolo. Bernini vi lavorò con la sua bottega, modificando in parte l’originale struttura rinascimentale. All’inizio del XIX° secolo il monastero quattrocentesco fu distrutto per dare spazio alla piazza secondo il progetto dell’architetto italiano Giuseppe Valadier. L'intero della Basilica è diviso in tre navate, con 4 cappelle per lato e termina con un ampio transetto, su cui affacciano quattro cappelle, una cupola ed il presbitero. Le cappelle più note sono la Cappella Chigi, disegnata da Raffaello Sanzio per Agostino Chigi tra il 1513 e il 1514 e restaurata da Bernini dal 1652 al 1656; e la Cappella Cerasi, con La crocifissione di San Pietro (1601) e La Conversione di San Paolo (1600- 1601) di Caravaggio, e L'Assunzione della Vergine di Annibale.

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SANTA MARIA IN VIA



SANTA MARIA IN VIA
La denominazione "S. Maria in Via" è di incerta origine. La chiesa, infatti, è di antica fondazione, poiché se ne fa menzione  in una bolla di papa Agapito II del 955. La dizione in Via, potrebbe riferirsi alla prossimità della via consolare Flaminia (l'attuale Corso).
MADONNA DEL POZZO
A questo pozzo, dal 1256, con ininterrotto pellegrinaggio, si recano innumerevoli fedeli. Non è mancato chi ha definito la chiesa di S. Maria in Via una piccola Lourdes nel cuore di Roma.
L' ATTUALE PROSPETTO
della chiesa di S. Maria in Via è frutto del contributo di diversi artisti che vi espressero, nell'arco di circa un secolo, le tendenze architettoniche della Controriforma. Grazie alla generosità di mons. Giovanni Battista Canobi, primo segretario di Gregorio XIII e di Clemente VIII, nel 1592, sotto la direzione di Giacomo Della Porta e, subito dopo, di Francesco da Volterra, ebbe inizio la ricostruzione della facciata che, in antecedenza, era molto semplice. Interrotti i lavori per la morte del Canobi (1596), essi furono ripresi nel 1609 per iniziativa del cardinale Roberto Bellarmino e sotto la direzione di Carlo Lombardi o Lambardi. Tuttavia la facciata, come ora si presenta, fu ripensata e ultimata nel 1681 da Carlo Rainaldi (1611-1691) su commissione di mons. Giorgio Bolognetti, congiunto del Canobi.
IL RAINALDI
rielaborò l'ordine superiore rendendolo più stretto, sdoppiando le paraste, ampliando il finestrone centrale e aggiungendo il timpano curvilineo e i due candelabri alle estremità, modifiche sostanziali grazie a cui il prospetto ha ottenuto la svettante e nitida eleganza che ancora lo distingue" (A. Negro). Il fianco della chiesa su Via del Tritone, in laterizio e paraste corinzie, fu rifatto agli inizi del Novecento. Nella controfacciata interna si possono notare:la coppia di acquasantiere in marmo, a valva di conchiglia, opera del XVII secolo;una lastra con iscrizione latina;l'edicola di forma rettangolare posta intorno ad un affresco più antico raffigurante a mezzo busto la Vergine con il Bambino che tiene nella mano sinistra il globo. Il dipinto, piuttosto guasto, risale al sec. XV; quando la chiesa era di dimensioni più ridotte ed è anche noto come Madonna del Fuoco, perché la comunità romana dei Forlivesi, devota della Vergine sotto il titolo del fuoco, per un certo periodo era solita riunirsi nella chiesa per celebrare la festa in onore della Patrona della loro città;il monumento funebre a P. A. Serassio (†1791), con iscrizione su lastra marmorea sovrastata da un busto."

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SAN LORENZO IN LUCINA

La basilica di San Lorenzo in Lucina sorse nel IV secolo, secondo la tradizione, sulla residenza dell'omonima matrona romana. La domus fu consacrata a luogo di culto ufficiale nell'anno 440 da papa Sisto III, per essere poi ricostruita sotto papa Pasquale II fino al completamento nel 1130. Verso la metà del XVII secolo, l'interno fu completamente trasformato da Cosimo Fanzago, che trasformò la chiesa a navata unica e ridusse le navate laterali a cappelle, divenute poi gentilizie e concesse a varie famiglie. Un ulteriore restauro fu condotto nella seconda metà del XIX secolo, durante il quale furono rimosse, per ordine di Pio IX, le decorazioni barocche della navata e sostituite dagli affreschi di Roberto Bompiani che si vedono tuttora (2012); fu risparmiato soltanto il pulpito che rimase in loco.
Nel novembre del 1908 papa Pio X la elevò al rango di basilica minore.
(Da Wikipedia)